La Spagnoletta d'Alghero

cva wood worksLA STRANA COINCIDENZA è che l’idea di acquistare un vecchio gozzo da restaurare è nata mentre io e mia moglie eravamo in barca a vela alle Baleari, tra Minorca e Maiorca: in quei giorni, godevamo della quiete delle splendide rade dopo giornate trascorse con la sola compagnia del mare, del vento e della pesca. Fu  proprio in quei giorni che decidemmo che al ritorno in Italia, avremmo dovuto cercare un bel gozzo in legno da ristrutturare per proseguire le nostre avventure di mare e di pesca nella vicina Liguria anche nelle stagioni più fredde. Poco dopo il rientro dalle isole Spagnole organizzammo un’intera settimana in Liguria alla ricerca di quel gozzo che era entrato quasi per caso nella nostra fantasia, ma era rimasto intrappolato irreversibilmente nella mente e nei sogni. Girammo per porti e darsene, ne vedemmo e riguardammo parecchi e … rimanemmo attratti da quello che versava nelle condizioni di più grave abbandono ma che, nonostante fosse dimenticato alle intemperie in un campo dell’entroterra, ci colpì sin dal primo momento per la sua elegante armonia nelle forme … tornammo a riguardarlo più volte all’insaputa del suo proprietario e con un pizzico di sana follia decidemmo che era quella barca  la candidata a diventare la più bella … dopo chissà quante ore di lavoro . Coincidenza o magico destino scoprimmo a breve da numerosi inconfondibili particolari, che  si trattava di una barca chiamata “spagnoletta” e che anche lei, come il nostro progetto, aveva origini proprio dalle Baleari.


LA NASCITA DELLA SPAGNOLETTA DI ALGHERO risale circa al 1920 per opera del maestro d’ascia Giuseppino Feniello. In quei tempi ad Alghero era molto diffusa la pesca di aragoste con le nasse o con le reti, per la quale si impiegavano i tradizionali gozzi a vela o a remi. Il grande commercio di aragoste ad Alghero ebbe origine nel lontano 1354, anno in cui vi fu una massiccia immigrazione di coloni Catalani, Valenziani e Majorchini tradizionalmente dediti a questo tipo di pesca. Verso i primi del ‘900 Don Gabriel Arquimbao, noto commerciante di Ciutadella, cittadina sull’isola di Minorca, sviluppò un’intensa attività di pesca e di commercio di aragoste che da Alghero partivano per la Spagna e la Francia a bordo di un veliero chiamato “El Balear”.La piccola imbarcazione che egli utilizzava per il trasbordo delle aragoste dalla banchina al veliero, venne notata dai pescatori locali perché durante la navigazione a vela, dimostrava particolari doti boliniere e prestazioni superiori a quelle dei gozzi locali. In breve tempo, un gruppo di pescatori locali convocarono il maestro d’ascia Giuseppino Feniello, già molto conosciuto per la sua abilità nella costruzione di imbarcazioni da pesca, e gli commissionarono la costruzione di alcune imbarcazioni con caratteristiche simili a quella del commerciante Spagnolo.

Il successo fu grande ed immediato, fu battezzata Spagnoletta di Alghero e grazie alle sue doti nella navigazione a vela consentì ai pescatori Algheresi di allargare i confini delle battute di pesca fino all’isola di Maldiventre verso Sud e fino all’Asinara verso Nord. La produzione di Spagnolette proseguì con successo fino all’inizio della seconda guerra mondiale e si stima che ne siano state costruite circa un centinaio. Dal dopoguerra, con l’avvento del motore, si è segnato il tramonto della vela latina nel mondo del lavoro sul mare.

Attualmente, le regate di tradizione, dove la velocità è fattore determinante, hanno risvegliato l’interesse al restauro ed alla costruzione di nuove spagnolette: sono state restaurate e vengono attualmente utilizzate una decina di Spagnolette datate dal 1928 al 1956.

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Lo scafo di questo tipo di barche presenta una linea del tutto particolare e molto elegante, è molto rastremato alle estremità e molto acchigliato, la coperta presenta un bolzone notevolmente accentuato a vantaggio di un maggiore spazio sotto coperta ma soprattutto per facilitare l’immediato scarico dell’acqua dagli ombrinali. La chiglia scende sotto il torello per una profondità di circa 12 – 17 cm ed il dritto di prua culmina con una pernaccia intagliata e colorata con colori vivaci. Il sistema costruttivo era quello tradizionale a comenti, il legname normalmente impiegato per il fasciame era il pino corso dalle ottime caratteristiche di flessibilità e resistenza, specialmente in acqua. Le ordinate venivano realizzate in leccio ed i madieri in ulivo. Per tradizione veniva incisa una stella a cinque punte a prua in onore della vergine di Porto Salve, la “Stella Maris” e le imbarcazioni, a testimonianza del forte legame tra i pescatori ed il mondo religioso, prendevano spesso nomi come S.Giuseppe, S.Lucia, S.Rita, Madonna delle grazie…

L’armo della spagnoletta era secondo la tradizione della vela latina composto da un albero ortogonale fissato a proravia della mezzeria della barca e di lunghezza leggermente inferiore a quello della barca, la grande randa era inferita alla lunga antenna, veniva realizzata con teli di cotone e prendeva una mano di terzaroli per vento forte. L’armo si completava poi con l’adozione di un fiocco scorrevole sullo spigone (bompresso), vi era normalmente una dotazione di tre diversi fiocchi a seconda delle condizioni di vento: il “buraccò” dalla massima superficie, il “mich vent” per venti medi e la “cigarola” per venti forti.

RESTAURO

Come molte imbarcazioni in legno a comenti, lo scafo di Monella è stato vittima di numerose richiodature e calafataggi : il restauro è cominciato proprio dalla rimozione di ogni traccia degli antichi massacri, svuotata  e spogliata di tutto, il fasciame è stato carteggiato sia internamente che esternamente per riportarlo ovunque “al legno buono”.  Quando tutte le tavole del fasciame e le ordinate sono tornate nude come quando il maestro d’ascia le aveva appena posate, è iniziata la grande opera di risanamento: il metodo utilizzato consente di dare molta più struttura al fasciame e soprattutto di  dire addio alle numerose manutenzioni prima necessarie ed assai frequenti.

Tutte le tavole del fasciame sono state impregnate esternamente e lungo le coste con resina epossidica e lo spazio vuoto tra tavola e tavola è stato riempito con due metodi secondo le dimensioni delle fessure create dal tempo: le piccole fessure sono state colmate con cotonina impregnata di epossidica, gli spazi più grandi sono stati  chiusi rinvergando con listellini di mogano anch’essi impregnati di epossidica. L’impiego di resine epossidiche consente di creare una perfetta congiunzione tra tavola e tavola dando così origine ad una struttura “monolitica” di eccezionale robustezza e impermeabilità. Tutte le irregolarità della superficie esterna dello scafo sono state smorzate con l’impiego di stucco epossidico successivamente  lavorato a “violino” e ricoperto con più mani di resina.


 Dopo aver realizzato ex-novo tutta l’impiantistica elettrica ed idraulica è giunta l’ora di passare alle opere di verniciatura. Dell’armo precedente non vi era più nemmeno la minima traccia pertanto si è reso necessario un difficile lavoro di progettazione sia delle antenne che del piano velico. Albero, antenna e bompresso sono stati realizzati in quattro strati di abete di prima scelta incollato con epossidica, e successivamente rastremati ed arrotondati a pialla. Al velaio sono state fornite tutte  le misure delle vele  considerando anche il grado di flessione della lunga antenna. La barca, entrata in cantiere il 1/10/07  ha toccato l’acqua del Lago di Avigliana per un primo varo tecnico l’8/7/08 dopo 650 ore di scrupoloso lavoro, la scelta del nuovo armo e la maggiorazione del piano di deriva hanno regalando  immediatamente  grosse soddisfazioni: Monella risale egregiamente il vento e scivola energicamente sull’acqua già con brezze leggere.


E’ finalmente pronta per essere restituita definitivamente all’acqua di mare e … per una nuova coincidenza arriva al piccolo porticciolo di S.Lorenzo al mare (IM) il 10 Agosto … cioè proprio nel giorno di S.Lorenzo! L’accoglienza è stata eccellente:  per volontà del direttivo del porto è stata immediatamente esposta in centro alla darsena per fare bella mostra di sé in occasione dei festeggiamenti serali del paese.

I primi giorni trascorsi nel suo nuovo porticciolo sono stati indimenticabili: i pescatori locali del circolo “I Delfini” con in prima fila il Presidente Natalino Garibaldi e l’assessore Paolo Tornatore hanno accolto Monella, mia moglie Valeria e me con calore, simpatia e molta generosità, a loro va un particolare ringraziamento ed un grosso applauso per averci adottati come figli e per aver apprezzato la bellezza della nostra Monella, il nostro amore per il mare, per la pesca e per il loro incantevole porticciolo.

Con i suoi 67 anni  di vita e 9 mesi di interventi di refitting la attendono da subito compiti importanti: dovrà tornare a veleggiare, pescare ed in collaborazione con il Comune di S.Lorenzo e il circolo I Delfini verrà impiegata per offrire agli studenti del paese  una giornata di “battesimo del mare”: Il suo armatore Paolo Mattesi, presidente del Centro Velico Avigliana (scuola nautica e di vela sul Lago Grande di Avigliana), metterà a disposizione dei ragazzi la sua esperienza per avvicinarli alla tradizione del mare e della vela facendo conoscere loro non un moderno e super tecnologico yacht ma la sua  piccola gloriosa signora del mare armata a vela latina.

Modello Spagnoletta di Alghero
Maestro d'Ascia Giuseppino Feniello
Anno varo 1941
unghezza f.t. 5,00m
DIslocamento 700Kg
Motorizzazione EBD Farimann
Armo Velico Latino
Superficie Velica 29mq
Restauro Paolo Mattesi

Chi fosse interessato alla barca e volesse avere informazioni può contattare il suo armatore al n° 348/2518804

E' stato pubblicato un articolo su http://www.yachtonline.it/be/file/8222e9d64b9b7f9a8c13ff530aea9e7c.upload n. 155 dell'Ottobre 2009. A questo indirizzo potete leggere l'articolo a firma di Paolo Maccione.

 

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